Barbaresco dal 1894!
Il 1894 è l’anno di nascita ufficioso del vino Barbaresco, anno in cui Domizio Cavazza, allora preside della Regia Scuola Enologica di Alba e residente a Barbaresco creò le «Cantine Sociali di Barbaresco» per la “produzione di vini di lusso e da pasto”. Riunendo attorno a sé nove tra agricoltori e proprietari, Domizio iniziò a vinificare nebbiolo nelle cantine del Castello ed a denominare il vino con il nome del paese stesso. Cavazza morì nel 1913 e la cantina sociale fu chiusa negli anni ‘20. Il vino di cui parleremo proviene dall’Ovello, uno dei cru più prestigiosi del Barbaresco. Quando penso a questo magnifico terriotorio non posso fare a meno di pensare all’amico Luca Cravanzola, anima e cuore della Produttori e figlio di una delle famiglie contadine dell’Ovello. Prima di iniziare a parlare del vino e della mitica cooperativa voglio condividere con voi un suo post apparso su facebook lo scorso 5 febbraio 2020: Luca ci rende testimoni di un evento epocale proprio per il Barbaresco, difficile non provare emozione e gioia dalle sue parole:
“Ma la vedete la scritta “Barbaresco” sul mega tabellone in Times Square?! Vi rendete conto che solo 60-70 anni fa Barbaresco era un paesino in mano a commercianti sciacalli? Quello stesso paesino che “non potrà mai farcela” che “non sarà mai come Barolo” che “contadini guidati da un prete in una cooperativa che chiuderà in poche vendemmie”. No, forse non ve ne rendete conto, e per fortuna, perché oggi è diverso e non si regalano più le vigne ai mezzadri per andare a lavorare in Fiat a Torino. Perché oggi siamo BARBARESCO e non ci ferma più nessuno! Io non riesco a non pensare a mio nonno Riccardo ma in generale a TUTTI i nostri nonni di Barbaresco che ci hanno creduto e oggi permettono a me e molti altri amici colleghi di essere qui al centro del mondo a presentare la nuova annata di Barbaresco. Insieme. E mi sento microscopico, non perché a Barbaresco siamo 650 anime e times Square in un martedì pomeriggio qualunque saranno almeno 1200?,
ma perché la mia generazione non ha fatto NIENTE rispetto alla fatica dei nostri nonni. GRAZIE? ”
Luca Cravanzola è il volto che noi della Langa (ma immagino anche i più) associamo alla Cantina dei Produttori del Barbaresco, insieme a quello del direttore, Aldo Vacca. Luca ed Aldo sono rispettivamente nipote e figlio dei padri fondatori della Cooperativa. Con anima e cuore, in veste di ambasciatori del Barbaresco, fanno conoscere ed apprezzare in tutto il mondo il vino della cooperativa proveniente su per giù da un centinaio di ettari di nebbiolo e frutto del duro lavoro di 50 famiglie consociate.
Ora come agli inizi la cooperativa si è imposta nel mondo come marchio di qualità, grazie alla scelta lungimirante di vinificare esclusivamente uve nebbiolo.
Tra i primi i Produttori hanno creduto nel connubio tra vitigno e terroir e nella scelta di puntare tutto sull’unicità. Insieme alla volontà di fare del vino di qualità occorre ricordare il grande spirito sociale che animava i padri fondatori nonché l’idea di lavorare per il benessere di un’intera comunità.
A Barbaresco ci sono più o meno 650 persone, una torre, e più enoteche e ristoranti che generi alimentari. Supponiamo di fare idealmente un giro per il paese per raccontare la storia partendo dalle origini. Per cominciare, vi darei appuntamento davanti al busto di bronzo di don Fiorino Marengo, che si trova di fronte alla torre di Barbaresco e proprio all’ingresso del negozio dei produttori. Nei paraggi se voltate lo sguardo potrete sicuramente vedere parcheggiata la panda blu di Luca: potreste approfittarne per entrare e fare un saluto e chiedergli se ciò che vi sto per raccontare è davvero la loro incredibile storia.
Quello che è accaduto a Times Square appena due mesi fa è un riconoscimento e un tributo che ha infatti radici lontane. Ripercorrendo i passi di Cavazza, infatti, nel 1958 Don Fiorino Marengo , allora parroco di Barbaresco, Celestino Vacca (papa di Aldo e a quel tempo impiegato alla Ferrero), il farmacista Ugo Maffei e il viticoltore Riccardo Cravanzola (nonno di Luca) fondarono la cantina dei Produttori, riunendo i primi 19 soci «per la qualifica e garanzia del Barbaresco».
Fu avviato un vero e proprio progetto di aggregazione tra viticoltori attorno alla Produttori del Barbaresco che aiutò a sostenere un progetto artigianale che per una cantina cooperativa non poteva essere più ambizioso: vinificare esclusivamente uva nebbiolo ed esaltare la specificità delle ancora da venire menzioni geografiche, quelle che la Borgogna già chiamava cru e climat». Un percorso che oggi aggrega più di 50 soci, 9 etichette Docg Barbaresco Riserva (Asili, Rabajà, Rio Sordo, Ovello, Montestefano, Pajé, Muncagota, Montefico, Pora, più un Barbaresco base e un Nebbiolo Langhe Doc non destinato all’invecchiamento, più semplice e di pronta beva.
E’ facile intuire da quello che ho scritto il mio pensiero: “La Produttori del Barbaresco” dovrebbe costituire un esempio per tutte le cooperative di tutto il mondo!”
Ma ora parliamo del vino, del Barbaresco Riserva “Ovello” DOGG 2005: Un vino che non tradisce mai le aspettative ed uno dei migliori rapporto qualità prezzo italiani.
Questi vini hanno una piacevole acidità e tannino da essere subito apprezzati e che migliorano rivelando vuove sfumature dopo un po’ di tempo in affinamento. Dopo qualche anno in bottiglia, come in questo caso, rivelano un bouquet delizioso di aromi intensi di frutta rossa in confettura, e fiori essiccati, sentori di balsamico, cannella, pepe bianco, tabacco dolce. Complesso, fine, equilibrato ed armonico. Buona acidità per bilanciare frutta e tannini. Quest’ultimi eleganti e vellutati. Da tenere in cantina o da bere e sicuramente da ricomprare.
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